Caro amico Gatto.

Il tuo soffice passo felpato giunge silenzioso, improvviso e inaspettato. Impercettibile arrivi sul tuo obiettivo è lo cogli mentre è inoffensivo. Il tuo carattere indipendente ti rende sempre autosufficiente. Attento a quello che devi fare poiché l’addestramento verrà a mancare.

Caro amico Serpente.
Con la tua lingua biforcuta sei il pregiato portavoce della parola sorda e muta. Con le tue velenifere affermazioni sai pungere alla polpa delle questioni. Contro l’indigesto problema che ci tocca assorbire occorrono i tuoi due punti per predigerire. Non vi sarà dialettica che potrà contrastare il morso letale all’affermazione banale.

Caro amico Orso.
Sotto la fronda ascosa stai seduto a rimirare all’ombra il nuovo venuto. L’afrore speziato del malcapitato un nuovo banchetto di carne ti ha prospettato. Le scattanti falangi delle unghie affilate affondano le zanne nelle membra dilaniate. Di fare un cortese invito non ti dimenticare poiché quel lauto pranzetto vorremmo assaporare.

Caro amico Pollo.
Ruspi e raspi lo sterrato per cavarvi il verme rintanato. Lor ti credono un innocuo idiota ma faranno la fine dei vacui beota. Nella fossa di fresco arata qualcheduno cadrà in picchiata. In questo modo il prospero terreno di ghiottonerie sarà ripieno.

Caro amico Lupo.
Capo banda della fanfara sei il primo l’ululato della cagnara. Col possente latrato ti fai sentire anche a chi non vuol capire. Alla ‘claque’ la muta deve abbaiare e il teatrale sproloquio altrui soffocare. Tra cani ringhiosi che abbaiano forte vince soltanto chi azzanna alla morte.
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