L’uomo giusto al posto giusto, 25%
L’uomo giusto al posto sbagliato, 25%
L’uomo sbagliato al posto giusto, 25%
L’uomo sbagliato al posto sbagliato, 25%
Totale, 100%
Il veleno.
I lavoratori e i professionisti sono scelti in base al principio di Pareto e seguono le regole della “legge 80/20”. Quelli che producono profitti, in termini numerici, più o meno, si attestano intorno al 20-25 per cento. Questo significa che, per differenza, il 75 per cento circa della forza lavoro è composta da mestieranti.
L’ineludibile principio di Pareto afferma anche che le inattitudini professionali sono trasversali. Questo significa che lo scarso rendimento colpisce in uguale misura i quadri dirigenti (inettitudine verticale) e i ruoli aziendali più modesti (inettitudine orizzontale) con differenziate capacità di infliggere danni significativi all’ente o all’impresa.
Il principio di Pareto si applica inoltre ai Consigli di amministrazione e questo spiega i fallimentari piani strategici di sviluppo delle organizzazioni (retaggi di carrieristi provenienti da subculture aliene maturate spesso in condizioni di riscatto sociale, da tentativi di emancipazione o da irrealistici deliri di onnipotenza).
I curriculum vitae delle eccellenze omologate appartengono prevalentemente ai motivati quadri intermedi le cui carriere a un certo punto si fermano e, secondo le fortune individuali, si attestano o decrescono.
I colletti bianchi, che ricoprono posizioni apicali, sono regolarmente affiliati a bande. Gli stessi sono chiamati per cooptazione in base agli essenziali requisiti professionali della totale assenza di scrupoli e all’incapacità di provare rimorsi. Tutte queste posizioni di vertice, occupate da comprimari in combutta per conservare denaro e potere, non sono scalabili senza conflitti cruenti.
L’antidoto.
I criteri innovativi, per migliorare l’efficienza del mondo del lavoro, poiché un incompetente vale l’altro, consistono nel mettersi in feroci competizioni per cercare di sostituirsi, in condizioni di inferiorità di mezzi e di strumenti, ai capi delle bande di colletti bianchi rivali, anche distruggendo le posizioni, laddove le rivendicazioni non riuscissero a eliminare gli indebiti vantaggi delle competizioni sleali. █
Gilberto Bignamini
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